Amici della Locanda benvenuti ad un'altra puntata di "Incontro con l'autore"!
Oggi sono lieta di ospitare Gregorio Giungi, autore de "I diari della bicicletta", di cui ho già scritto la recensione tempo fa. Se vi interessa la trovate qui
1) Gregorio
benvenuto alla Locanda dei Libri! Cosa ci racconti su di te?
Ciao Claudia, grazie
della tua ospitalità! Dunque, Gregorio ha cinquant’anni – e quindi è un esordiente un
po’ stagionato, in effetti… ;-) … Bon, che dire di me?
Sono
un Militare di carriera che negli ultimi otto anni ha avuto una vita piuttosto
movimentata, diciamo… Mi sono occupato di Analisi politico-militare e
Comunicazione nell’ambito delle operazioni NATO, più altre cosucce che non vale
la pena di raccontare ;-)
Poi,
alcune cose sono cambiate… sai, il mio lavoro era bello, il mio ambiente no. Ho
attraversato un periodo di profonda crisi personale e professionale, che però
mi ha dato il tempo e l’occasione di fare quel che andava fatto da molto...
Poiché era da molto tempo infatti che facevo parte dei cripto-scrittori,
malsana genìa di persone incompiute che ho deciso di rinnegare con “I Diari
della bicicletta”, il mio primo
tentativo di uscire allo scoperto. Ultimamente, poi, ho cambiato radicalmente il mio settore
lavorativo, pur rimanendo in divisa: mi occupo di amministrazione in un Comando
periferico dell’Esercito, e la mia vita è diventata di botto drammaticamente
normale. Anche troppo. Ma va bene così, mai lamentarsi di ciò che si ha oggi in
Italia, sarebbe meschino e stupido. Certo, vivere della propria penna sarebbe
più bello, ma sembra che questa sia una meta per me ancora lontana… ;-)
Che
altro? Sono sposato e vivo e presto servizio ad Ancona, non molto amena
cittadina del medio Adriatico. Mi informano che sono un signore simpatico e
misantropo, anche se io preferisco considerarmi ironico e socievole pentito.
Ah,
come stai cominciando ad intuire sono loquace al limite della logorrea, ma in
questa intervista saprò contenermi un po’, non ti preoccupare ;-))
2) Hai sempre avuto
la passione per la scrittura?
Sì.
Da bambino, la mia Maestra di scuola elementare (ai miei tempi ce ne era solo
una, sapete) diceva che da grande sarei diventato uno scrittore.
Effettivamente, in una gara di composizione, il mio tema e quello di una
bambina furono scelti dalla commissione per essere letti di fronte a tutta la
scuola e vinsero la competizione ex aequo. Non saprei dire, tuttora, se la
Maestra avesse avuto ragione o meno, né se mi fossi meritato la vittoria, ma vi
posso garantire che scrivere mi piace sin da allora, ed intendo da prima di
vincere quella piccola competizione. Io credo che nel mio caso si tratti di una
passione innata, che mi accompagna da sempre assieme alla passione per la
lettura. E’ stato da giovanotto, però, che ho cominciato a scrivere in modo più
esteso e complesso. Fu dopo l’Università che cominciai a considerarmi il
cripto-scrittore di cui ho appena detto :-)
3) C’è un autore o
un’autrice che è stato d’esempio per te?
:-)
Scusami se sorrido, ma mi è impossibile darti una risposta con un singolo nome,
non sarebbe onesto. Lo stile narrativo che apprezzo di più, forse, è quello di
Stephen King, credo sia lui quello che mi ha influenzato di più, ma ve ne sono
comunque molti altri che potrebbero aver avuto anch’essi una qualche influenza
su di me… Dovrei persino nominare – ti farà sorridere di nuovo – uno scrittore
di fumetti, Robin Wood – il creatore di Dago e di Martin Hel, per intenderci –
che oltretutto si è dedicato molto al
fumetto di ambientazione storica… ma poi anche, tornando ai libri, Clive
Barker, Glenn Cooper, Andrew Klavan e Dean Koontz… nonché inoltre
l’ineguagliato ed indiscusso re della fantascienza Philip Dick, e dopo di lui
Philip Josè Farmer. Stephen King comunque è lo scrittore di cui ho più libri,
mi sembra (perdona la vaghezza, ma adesso non è il caso che mi arrampichi
sulla biblioteca per un conteggio comparativo) Per par condicio – o per evitare maschilismi – dovrei ammettere che mi
piace molto anche Marion Zimmer Bradley, ma sarebbe inesatto dire che lei per
me è stata un esempio…vedi, secondo me la prosa maschile e quella femminile
rimangono fondamentalmente ed inevitabilmente differenti, ed ovviamente io
sento quella maschile a me più affine..è brutto dirlo? :-)
4) Qual
è il tuo momento della giornata migliore per scrivere?
Di
notte. Con vivo rammarico di mia moglie. Il mio tipo bio-ritmico è senz’altro
quello della civetta. Soltanto con vivo sforzo riesco a scrivere di mattina. Lo
posso fare, ma lo detesto. E’ di notte che sono ideativamente prolifico, ed è
sempre stato così: sia al Liceo che all’Università ero uno studente notturno, e
di mattina uno studente scadente.
Oggi
sono uno scrittore notturno, e di mattina un dirigente amministrativo scadente.
Meno male che lavoro anche di pomeriggio, altrimenti il mio ufficio andrebbe a
rotoli.
5) Come
è nata l’idea di scrivere “I diari della bicicletta”?
Dovrei
risponderti che il pathos é padre
della Creatività.
L’idea
ce l’avevo da un pezzo, ma non l’avrei mai realizzata se non avessi attraversato
quel periodo di crisi di cui ti ho detto poc’anzi. Crisi che, in effetti, si
era poi concretizzata in un’interruzione lavorativa, la quale mi ha quindi dato
il tempo necessario per scrivere il romanzo in modo compiuto.
6) Dato
che, lo ricordo, si tratta di una storia vera, hai incontrato delle difficoltà
particolari nel narrarla?
No,
ho incontrato difficoltà nel riorganizzarla. E’ stato infatti un pesante lavoro
di riorganizzazione di informazioni e scritti lasciati dal protagonista, che,
credimi, erano un confuso guazzabuglio di resoconti e indicazioni, sempre
forniti – incredibilmente – con l’incolore aridità di un bollettino militare.
Tutto, nella vita di quell’uomo, era riportato come in un “Rapporto
Operazioni”. Trasformare quel tutto – nel senso alchemico del termine – in una
narrazione avvincente è stata una grande fatica, anche se gratificante nei
risultati. Ma ciò non riguarda l’ultimo capitolo. Scrivere questo, invece, è
stato un lavoro facile e bello. L’unico capitolo che abbia scritto in
brevissimo tempo, quasi di getto. Perché “L’orologio e l’Ungheria” è l’unico
capitolo che ho inventato di sana pianta. L’unico interamente mio. E’stato
quello l’unico vero impegno per me, nel libro, di vera e propria scrittura
creativa, e lì non ho avuto difficoltà di alcun genere.
7) Hai
fatto degli studi particolari per poter riportare gli eventi con una certa
precisione storica?
Modestia
a parte, no. Sono un grande appassionato di Storia da sempre (secondo alcuni, addirittura
un esperto), non ho avuto da far altro che attingere alle mie nozioni
pregresse, facendo poche brevi ricerche specifiche per verificare e consolidare
dei fatti particolari a sostegno della trama.
8) Che emozioni
provi pensando al tuo romanzo? Temi il giudizio dei lettori?
Scrivendolo
ho provato un profondo senso di realizzazione e liberazione. Parlare della
Guerra, del Mondo e dell’Uomo – ma Tolstoj forse direbbe che la Guerra già
riunisce in sé gli altri due concetti – mi ha consentito di vuotare i miei
“zaini pieni di passato e di storie”, di esprimere la mia “Weltanschaung”, cosa
che non ho mai occasione di fare, normalmente.
Se
Maslow ha ragione, e l’uomo vive andando su e giù per la piramide dei suoi
bisogni – da quelli primari di sussistenza, in basso, a quelli secondari di
gratificazione psico-intellettuale-spirituale, in cima alla piramide – io sono
purtroppo tra quelli che avrebbero spesso bisogno di arrampicarsi in alto e lì
fermarsi per un po’, ma ci riescono di rado, impediti da situazioni
contingenti. E poi, forse è vero che scrivere è terapeutico: come ti ripeto,
ero in un momento di crisi – di pathos – e
scrivere mi ha fatto senz’altro bene. Oggi, ripensando ai Diari – e talora rileggendoli – mi commuovo. Assurdo, vero? Sono io
stesso che ho creato queste emozioni, dovrei saperle dominare. Eppure mi
commuovo. Credo che ciò significhi che ho scritto il romanzo molto bene. Oppure
che sono depresso.
Certo
che temo il giudizio dei Lettori. E’ per Loro che scrivo, mica per me. Come ogni
vero scrittore, del resto: non si creda a quelle affermazioni di ostentata
sicumera secondo cui uno scrive per sé stesso. Sono balle sfacciate. Solo i
cripto- scrittori scrivono per sé
stessi (e forse neanche loro): chi si danna per pubblicare – e ci si danna,
credetemi – scrive inevitabilmente per gli altri. Anche quando, come nel mio
caso, ancora non si vive dei soldi di chi acquista il tuo libro (e figuriamoci
nel caso contrario), si cerca ovviamente l’apprezzamento del Lettore, il
destinatario di questa forma di comunicazione che è la prosa.
9) Pensi che la tua
esperienza in campo militare ti sia stata utile per scrivere questo libro?
Be’,
sì, soprattutto quella vissuta in Afghanistan, dove anch’io sono passato
indenne attraverso giorni di cui non sapevo se avrei visto la sera. Sono stati
molto pochi, per carità, lo devo aggiungere, ma anch’io nel mio piccolo ho
sperimentato la sensazione del “tiro di dadi” con cui devi fare a tutti i costi
almeno sei. Soprattutto mi è servita per dare ad Enea la sua visione della
guerra ed i suoi giudizi - impliciti ed espliciti - sull’Esercito, la sua visione del mondo e dell’esistenza.
10) Se posso
chiedertelo, stai già pensando ad un secondo romanzo?
Acc!..
Mi hai beccato..! Ho due progetti letterari in corso di realizzazione: uno è un
Fantasy “estremo”, ispiratomi dagli echi del Canto di Cassilda ne “Il Re in
giallo”, di Robert Chambers. L’altro sarebbe, in effetti, di nuovo un romanzo storico-avventuroso, questa
volta ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Credo che concluderò per
primo quest’ultimo. Per scrivere un romanzo storico con obiettivi un po’ al di
sopra di quelli dei peracottari occorre stare
con i piedi per terra e sgobbare “duri al pezzo”, come dicono i militari,
perché ogni romanzo storico è sempre, sia pur in minima parte, anche un saggio,
in cui almeno i maggiori riferimenti devono essere esatti, per non dare
all’opera un aspetto surreale (a meno che, naturalmente, non sia proprio un
pezzo di letteratura surreale che si intenda scrivere).
E’
insomma qualcosa che, con qualche fatica, ti puoi accingere a fare anche in
concomitanza di altri impegni ”terreni”… ma per un Fantasy ti devi estraniare,
alterare il tessuto stesso del tuo percepire quotidiano ed immergerti in ciò
che sta al di là del velo del reale… come diavolo puoi pretendere di farcela
quanto il tuo reale quotidiano è fatto delle impellenze amministrative di un
ufficio?
Non
riesco ad evadere da questa realtà, non sono sociopatico fino a questo punto
;-)
11) In base alla
tua esperienza, quale consiglio ti sentiresti di dare agli aspiranti
scrittori?
A chi
sogna di scrivere consiglio di trovare il modo di realizzare il suo sogno. E
gli consiglio di cercare di pubblicare la sua opera, a costo di sudare le classiche
sette camicie.
I
cripto-scrittori sono una malsana genìa, ricordate? Si scrive per gli altri,
non per sé stessi, lo ripeto. Ma consiglio anche di stare attenti all’editoria
a pagamento, proprio perché la mia esperienza in questo campo non è priva di
ombre. Non mi fraintendete, non è un’opzione da evitare a tutti i costi, come
alcuni dicono. Però è da ponderare attentamente, considerando le proprie
possibilità economiche in un’analisi di costi e benefici. E considerando che
talvolta è meglio rimandare il proprio esordio a momenti migliori, soprattutto
se si è ancora giovani e quindi si dispone abbondantemente della moneta più
preziosa, il Tempo.
Ricordate
che anche gli scrittori più grandi hanno ricevuto dei “no” agli inizi ed hanno
aspettato, anziché pagato (si veda ad esempio per tutti, di nuovo, il grande
Stephen King, che ha scritto e vissuto in una roulotte per anni, mi dicono,
prima di essere pubblicato per la prima volta). Insomma, parafrasando il
Parroco del famoso detto, fate quello che dico, non necessariamente quello che
faccio. Ma non mollate mai.
Grazie mille per
aver risposto a qualche domanda e per averci fatto conoscere un po’ meglio te e
il tuo romanzo!
Torna quando vuoi
alla Locanda dei Libri!
Lo
farò, Claudia, ci puoi scommettere! Grazie a Te di questa opportunità ed ai
tuoi Lettori per la loro attenzione, è stato grande essere dei Vostri oggi.
Ciao!
ciao tesorino vieni a farmi visita sul mio nuovo blog un abbraccio http://themydiarysecret.blogspot.it/
RispondiEliminaLe tue interviste sono sempre belle...
RispondiEliminaGrazie cara!!!
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