Buongiorno lettori miei!
Oggi pubblico la mia recensione del racconto Il
curioso caso di Benjamin Button, che è stato l'oggetto della lettura collettiva da poco terminata. Questa recensione la potete anche trovare insieme a tutte le altre nell'e-book liberamente consultabile on-line.
Titolo: Il curioso caso di Benjamin Button
Autore: F. Scott Fitzgerald
Editore: Donzelli
Anno di pubblicazione: 2009
Editore: Donzelli
Anno di pubblicazione: 2009
Formato: Rilegato e illustrato
Pagine: 59
Genere: Classici
Prezzo di copertina: €11.50
Pagine: 59
Genere: Classici
Prezzo di copertina: €11.50
Per leggere la trama e qualche cenno biografico sull'autore cliccate QUI
RECENSIONE
Nella
Baltimora bene del 1860, in un mattino di settembre Benjamin Button si annuncia
al mondo tra l’indignazione del medico e l’incredulità del padre.
Mister
Roger Button infatti non troverà nella culla un tenero fagottino dalla pelle di
pesca e le gote rosee e carnose, bensì un vecchietto rugoso, con gli occhi
fumosi e la barba bianca.
I Button
avevano sempre goduto di grande considerazione e rispetto, ma ora la loro perfetta
posizione sociale sta per essere minata da questa stramberia della natura.
Come
riuscirà Benjamin a cavarsela in un mondo che va al contrario? In un mondo che
invecchia ora dopo ora, mentre lui ringiovanisce?
“Il
curioso caso di Benjamin Button” offre molti spunti interessanti, però mi è
parso che Fitzgerald gli abbia dato poco spessore.
Forte è
stata la mia delusione per il finale… ho letto l’ultima riga, pronta per
voltare pagina e sapere come continuava e… BAM! Scopro che il racconto era già
finito, chiuso in poche parole, senza uno straccio di riflessione sulla vita
tanto singolare quanto unica di Benjamin.
«Fitzgerald…
ma perché? »
E’ stato
geniale, secondo me, ad inventarsi una storia così singolare, dove un bambino
nasce vecchio, cresce ma invece di invecchiare, come nell’ordine naturale delle
cose, ringiovanisce fino a morire in fasce.
Ho anche
apprezzato l’ironia iniziale del racconto, dove è evidente che Fitzgerald ha
tutte le buone intenzioni di scimmiottare la casta abbiente di primo Novecento.
E poi? Francis mi va a scivolare con un andamento pallido e un finale
insignificante.
Poche
emozioni, niente picchi di tensione, scarsa consistenza… un’idea originale di
partenza, ma che vale poco se poi non viene spremuta e non vengono tirate fuori
le sue potenzialità.
Avete
presente i canovacci delle opere teatrali? Il canovaccio equivale ad uno
schema, ad una stesura approssimativa dell’opera. Ecco… “Il curioso caso di
Benjamin Button” mi è parso una sorta di canovaccio, dove vengono abbozzate le
linee guida della storia senza approfondirle più di tanto, ma questo
sicuramente indebolisce il coinvolgimento del lettore, rivelandola come una
lettura poco appassionante.
Che
Fitzgerald abbia evitato qualsiasi tipo di commento o considerazione, optando
per uno stile più asciutto, per lasciare spazio ai pensieri dei lettori?
Potrebbe essere… ciò che mi ha fatto riflettere è stato come l’autore tratta un
tema ancora oggi molto attuale: il diverso. Come si cerca di non sporcare la
propria immagine, di apparire sempre come la società ci vuole e di salvare
comunque le apparenze.
Il
finale, anche se non mi è piaciuto affatto, ha però fatto nascere in me
un’altra considerazione derivata dal fatto che Benjamin si spegne dimenticando
tutto, senza ricordare nulla della sua vita. Questo l’ho trovato di una
tristezza immensa.
Io credo
che una persona che sia ricca o sia povera, buona o cattiva, bella o brutta,
ordinaria o diversa… alla fine della sua vita, in quel preciso momento, quella
persona è perfettamente uguale a tutti gli altri, una sola cosa la differenzia:
i suoi ricordi. Il ricordo di una vita vissuta e dei sentimenti provati sono la
vera ricchezza, il patrimonio che una persona si porta via con sé… e andarsene
senza ricordare di aver vissuto penso che sia una delle cose peggiori di questo
mondo.
Secondo
me l’autore avrebbe dovuto lavorare molto di più su questo, indagare
maggiormente sulla psicologia del protagonista, approfondire anche il rapporto
di Benjamin con la moglie, un rapporto inevitabilmente complicato e, ad un
certo punto, compromesso a causa della crescita/decrescita del personaggio.
A mio
modesto parere, se Fitzgerald avesse insistito di più sui vari aspetti di
questo racconto, “Il curioso caso di Benjamin Button” sarebbe diventato un
libro indimenticabile, invece di essere ricordato solo grazie alla
trasposizione cinematografica liberamente tratta dal racconto e diretta da
David Fincher.
Credo, in
tutta sincerità, che Francis Scott Fitzgerald abbia stretto fra le mani un
diamante allo stato grezzo senza rendersene conto.
Leggetelo
se volete togliervi lo sfizio, io sono comunque contenta di averlo fatto;
d'altronde è un racconto di poche pagine che porta via un pomeriggio e una
serata al massimo… ma non è una storia che fa innamorare.
Sinceramente non mi aspettavo di scoprire che il libro peccasse proprio di "superficialità". Come sai io non l'ho letto, mi sono innamorata della storia grazie al film che al contrario del libro approfondisce benissimo le sensazioni del protagonista e soprattutto il difficile rapporto con la moglie. Non so se leggerò il libro, preferisco ricordare la storia attraverso gli occhi di Fincher!
RispondiEliminaBellissima recensione Claudietta! :)
Oh grazie Sara! Felice che ti sia piaciuta!
EliminaAnche io l'ultima cosa che mi sarei mai aspettata era propio la poca profondità.
Sono contenta di essermi tolta lo sfizio di leggerlo, però come dicevo non è un libro che lascia il segno... secondo me almeno!
Non é il mio genere, sicuramente!
RispondiEliminaciao
RispondiEliminabuone feste.
Io ho visto il film e mi è piaciuto molto.
Buone feste anche a te!
EliminaIo ho preferito il film, strano ma vero :-)
Come hai ragioneee! Come si fa ad avere un'idea così, e a sprecarla?! Certo che il film prende tutta un'altra piega, e meno male!
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