Apparecchiato sotto un albero davanti alla casa, c’era un tavolo dove il Leprotto Marzolino e il Cappellaio prendevano il tè; seduto in mezzo a loro, c’era un Ghiro che dormiva della grossa […]
“Infatti” rispose il
Cappellaio con un sospiro: “È sempre
l’ora del tè, e non abbiamo neppure il tempo di lavare le tazze negli
intervalli” […]
“Raccontaci una storia!”
gli ordinò il Leprotto Marzolino.
“Si, per favore,
raccontaci una storia!” lo pregò Alice.
“E cerca di far presto”
aggiunse il Cappellaio, “o caschi addormentato prima di averla finita” […]
“Non tornerò laggiù, in nessun caso!” diceva Alice,
mentre riprendeva il cammino nel bosco. “È il più stupido tè a cui abbia mai
partecipato in vita mia!”.Salve miei adorati lettori! Perdonate la mia latitanza degli ultimi giorni... ho dovuto inaspettatamente dedicarmi a delle cose importanti. Ma oggi sono di nuovo qui con voi per una bella puntata mensile de Il Tè dei matti!
Chi ancora non conoscesse questa mia rubrica, può leggere l'introduzione della prima puntata cliccando QUI
IL SIMBOLO DEL POZZO
In questo appuntamento voglio raccontarvi una storia.... una storia che è divenuta leggenda, o chissà, magari il contrario!
Il mio desiderio di condividere con voi questo racconto parte tutto da questo, il mio ciondolo, ma non un ciondolo qualunque, perché rappresenta un simbolo molto particolare, che forse pochissime persone conoscono.
Per imparare a conoscere questo simbolo occorre però fare un salto nel passato, un viaggio nel tempo, andando a riscoprire la leggenda di Re Artù e dell'Isola di Avalon.
Il nostro viaggio ci porta nella campagna inglese, vicino al confine con il Galles; in questa zona prospera una pianura al centro della quale sorge una piccola collina che ospita le ultime vestigia di un'antichissima chiesa. Questa collina si chiama Glastonbury Tor ("tor" è un termine d'origine celtica che significa appunto "collina").
I britanni la conoscevano con il nome di "Ynys yr Afalon", cioè Isole di Avalon. Questa circostanza spinge molti ricercatori ad identificare la leggendaria Avalon con Glastonbury.
Secondo la leggenda, l'Isola di Avalon (detta anche "Isola delle Mele") si trova da qualche parte nelle isole britanniche. Pare, infatti, che la parola Avalon sia una traslitterazione inglese del termine celtico Annwyn, ovvero il regno delle fate!
Il tutto ritorna, se consideriamo che in bretone e in lingua cornica (lingua celtica propria della Cornovaglia) il termine per indicare la parola "mela" è "aval", mentre in gallese è "afal" (pronunciato "aval").
L'Isola di Avalon, sacra dimora delle sacerdotesse dedite al culto della Dea Madre, secondo il mito venne celata allo sguardo degli uomini comuni grazie ad una fitta coltre di nebbia, proprio opera delle sacerdotesse. Il misterioso luogo è reso accessibile solo a chi possiede la conoscenza per compiere l'incantesimo e diradare la nebbia.
Glastonbury, uno dei luoghi più misteriosi e densi di mitologia, in antichità era praticamente una piccola isola, il mare infatti lambiva i piedi della collina e le paludi rendevano difficoltoso raggiungerla, proteggendo così un luogo sacro, teatro di leggende, miti e fantastiche avventure!
Per restare in tema di miti e leggende è appropriato parlare di ciò che forse è il più grande mistero di Glastonbury: è questo il luogo dove si trova la vera tomba di Re Artù?
La leggenda narra che alla fine della sua ultima battaglia, quella che gli costò la vita, il corpo di Artù venne trasportato ad Avalon.
Nel 1190 alcuni monaci andarono alla ricerca del sepolcro e durante la ricostruzione del monastero di Glastonbury (distrutto in un incendio nel 1184), a circa 2 metri di profondità, trovarono una lastra di pietra ed una croce di piombo recanti l'incisione: HIC IA CET SEPULTUS INCLITUS REX ARTURIUS IN INSULA AVALONIA ("Qui giace sepolto il famoso re Artù nell'Isola di Avalon").
Al di sotto di questa lastra di pietra ritrovarono una bara ricavata da un tronco: questa bara conteneva le ossa di un uomo, forse dal cranio danneggiato, insieme ai resti e alle ossa di una donna (probabilmente Lady Ginevra, moglie di Artù).
Nel 1962 l'archeologo Ralegh Radford, studiò il caso e confermò l'autenticità del sepolcro, ma non c'era modo alcuno per dimostrare a chi effettivamente appartenessero i resti. Sono in molti a mettere in dubbio la validità della vicenda.
E dopo questa non troppo breve, ma spero interessante, introduzione su Glastonbury, arriviamo a parlare del simbolo raffigurato sul mio ciondolo!
Viene narrato che Giuseppe d'Arimatea, dopo la morte di Cristo, si recò a Glastonbury dove fondò la prima comunità cristiana al di fuori della Palestina. Il mito racconta che fu lui a portare in questo luogo e a nascondere il Sacro Graal, insieme a due ampolle contenenti il sangue e il sudore di Cristo sulla croce.
Ovviamente questa è una leggenda, ma il dato tangibile è che a Glastonbury si trovano due fonti, distanti 50 metri l'una dall'altra: da una fonte sgorga acqua dal colore biancastro (molto ricca di calcio), dall'altra sgorga un'acqua rossiccia (quindi molto ferrosa). Queste fonti avrebbero quindi origine dai punti in cui Giuseppe nascose le ampolle.
La Fonte Bianca si origina dalla collina di Tor ed è stata convogliata in una vasca all'interno di un tempietto pagano.
La Fonte Rossa invece è legata al Graal, portato a Glastonbury da Giuseppe e nascosto nella suddetta acqua.
Le acque della Fonte Rossa, pure e ricche di ferro, si originano da un antichissimo pozzo di pietra e pare che imitino, con il loro suono, il battito di un cuore!
Il pozzo, che potrebbe avere più di 800 anni, si trova ai piedi della collina ed è conosciuto con i nomi di "Pozzo del Calice" o "Fonte del Sangue".
Il bianco e il rosso sono i colori tipici dell'aldilà celtico, ma non simboleggiano solo la morte, sono legati anche alla vita: il bianco richiama lo sperma maschile, mentre il rosso rimanda al sangue mestruale.
Vita e morte... due concetti apparentemente antitetici, ma fatalmente legati... un vincolo rappresentato nel simbolo di cui sto finalmente per parlarvi!
Il Pozzo di Glastonbury è profondo 9 metri e possiede una capacità di 45 metri cubi, riempiendosi in dieci ore. Nel 1919, in pieno periodo artistico Liberty, venne ricoperto da una botola di quercia inglese decorata da un simbolo in ferro battuto, progettato da Frederik Bligh Bond.
E' un simbolo molto antico e particolarmente ricorrente a Glastonbury: l'unione di due cerchi, la cui circonferenza passa una nel centro dell'altra, generando la forma di un ovale appuntito, detta "mandorla" oppure "vesica piscis" (in latino "vescica di pesce")... io preferisco chiamarla mandorla!
Il "vesica piscis", che rappresenta il profilo del corpo di un pesce, venne adottato come simbolo di Cristo, ma prima ancora era universalmente conosciuto come simbolo della Dea Madre. Per essere visto come tale, i cerchi devono essere sovrapposti in orizzontale, quindi la forma a mandorla è puntata verso il basso e verso l'alto. In questo senso, il più antico ed originale, la forma a mandorla propone il contorno della vulva (attraverso la quale si genera la vita), simbolo caratteristico della Dea Madre.
Il simbolo della mandorla venne poi dislocato nella dottrina cristiana e il pesce diventa l'emblema di Cristo, mantenendo tuttavia il suo significato di massima: la crescita e una rapida riproduzione.
I due cerchi del simbolo sono a loro volta compresi in un cerchio più ampio. Sui lati sono raffigurate foglie di vite e il tutto è attraversato da una linea retta... con un po' di fantasia potrebbe sembrare una spada, oppure un filo conduttore che lega il tutto.
Nel complesso il simbolo rappresenta una grande forza evocativa e mistica, e sprigiona tutto il suo antico valore, rispettato e contemplato da antiche civiltà celtiche.
Considerando distintamente la mandorla all'interno, il simbolo del seme, diventa emblema di Vita, della fertilità e ricchezza della Terra che genera la Vita.
Osservato invece nella sua globalità, questo antico simbolo rappresenta i vincolo e l'armonia di mondi dissimili ma congiunti e sovrapposti: unione di cielo e terra, dello spirito e della materia, del maschile e del femminile, della vita e della morte, del mondo visibile e del mondo invisibile, l'umano e il divino.
Per questa ragione il simbolo domina su tutta Glastonbury, misterioso luogo di congiunzione, di relazione e di metamorfosi con la mitica e magica Avalon!
Il giardino dove è custodito il Pozzo del Calice è un logo senza tempo, sacro ed eterno, ricco di leggenda, simbolismo ed atmosfera!
Molti visitatori (e io spero di essere tra questi un giorno!!!) hanno avvertito le energie della Terra intorno a Glastonbury.
I giardini del Pozzo permettono di rilassarsi e rigenerarsi in mezzo alla vegetazione, ai suoni lenitivi dell'acqua che scorre pacifica.
Passeggiando sul vialetto ciottolato, sotto gli archi di piante che si intrecciano intorno alla pergola di quercia, si può dimenticare la confusione del mondo circostante, seguendo le tracce degli antichi e cercando di entrare in contatto con il proprio lato spirituale più profondo!
NOTE:
Il nome Glastonbury deriva dal celtico Yniswytrin, cioè "Isola di Vetro". Quest'ultimo nasce dal colore verde-azzurro della superficie della collina, ricoperta da una particolare erba chiamata "glast", le cui foglie e radici contenevano una sostanza di colore azzurro usata dai popoli celtici per dipingere il proprio corpo.
Nel periodo celtico a Glastonbury ("Villaggio della Verde Collina") sorgeva una scuola druidica e questo luogo era considerato una sorta di porta di passaggio per l'Altromondo... forse la leggendaria Avalon?
La foglia della pianta di vite è simbolo di vita e di speranza, che sopravvive anche alle prove più dure... la rinascita dopo la devastazione. La foglia di vite è un amuleto che conferisce sicurezza e fiducia nel proprio destino.
La quercia, albero gigantesco e millenario, è da sempre considerato il re degli alberi. Quasi universalmente riconosciuto come simbolo di forza, di lunga vita, di prosperità, di audacia e maestosità.
La quercia è uno degli alberi più importanti presso il popolo celtico. Il suo legno è forte ed è noto che le querce possono raggiungere un'età molto avanzata.
La parola "druido" in gallese si traduce "drewydd", cioè "uomo della quercia".
Il nome di questo albero in gaelico si può tradurre in "duir", che significa anche "porta". La quercia come soglia e un punto centrale, apertura, passaggio fra due mondi (Avalon/Glastonbury?), quello della materia e quello dello spirito.
Bellissimo post! Sapevo praticamente tutto, ma ho voluto comunque leggere per immergermi nella magia e nelle atmosfere celtiche. Io adoro le leggende arturiane, amo il popolo dei Celti e anche io sogno prima o poi di visitare Glastonbury e la Cornovaglia in generale. Splendida la descrizione che hai fatto del simbolo, se potessi indosserei altri mille ciondoli oltre al mio pentacolo e al triskell che già mi porto dietro ;) Un bacione!
RispondiEliminaUn post meraviglioso!! E complimenti anche per il blog!E' un piacere leggerti e scoprire sempre qualcosa di nuovo.
RispondiElimina(A proposito della quercia, per Steiner e l'antroposofia è l'albero legato a Marte, ai guerrieri che difendevano la città e il popolo..i protettori e i custodi. )
Un bacione :)
Questa rubrica è veramente carina è l'argomento di questa puntata mi ha veramente preso. Mi sono unita da poco e attendo con ansia i tuoi prossimi post. Ciao e complimenti per il tuo blog.
RispondiEliminaFantastico post, tutte queste cose mica le sapevo!!!! *___* meraviglioso, ecco un altro posto da aggiungere a un futuro viaggio!!! grazie mille cara ^_^
RispondiEliminaAaaah quanto adoro questi tuoi post, sono un tuffo nelle leggende! Spero anch'io di poter visitare quelle meravigliose terre un giorno!
RispondiElimina@Mirial: L'amore per queste terre e le loro leggende ci scorre nelle vene :-)
RispondiElimina@Littlelibrarian: Grazie di cuore per i complimenti! E grazie anche per questa nuova informazione sulla quercia, è sempre bene saperne di più... non mi stupisce questa cosa che hai detto, la quercia è sempre stato un albero forte e possente nell'immaginario di molti popoli, dà un senso di grande protezione effettivamente.... e quale dio migliore di Marte al quale accostare la quercia? In antichità, fra l'altro, gli scudi e le mazze di molti guerrieri erano costruiti con legno di quercia....
@Lady Debora: Grazie infinite! Sono felice di averti fatto conoscere una nuova storia =)
Elimina@Sara: Ciao Saretta! Questo era un post che ci tenevo proprio a pubblicare.... anche per far conoscere meglio a tutti voi un pezzetto di me ^^
Sono davvero contenta che ti sia piaciuto!