lunedì 26 marzo 2012

Incontro con l'autore...Gianluca Antoni!

Benvenuti cari lettori! Oggi sono felice di inaugurare una nuova rubrica...in realtà non è proprio nuova, ma è la versione maschile di "Incontro con l'autrice"....ed ecco a voi.....


...che posso pubblicare grazie alla disponibilità di Gianluca Antoni, autore di "Cassonetti" (libro e la mia recensione), a risponedere alle mie domande!

1) Gianluca benvenuto e grazie per aver accettato di rilasciare questa intervista per la “Locanda dei Libri”! Vuoi raccontarci qualcosa di te?
Come recita la quarta di copertina di Cassonetti sono nato nel ‘68, vivo a Senigallia e mi guadagno da vivere facendo lo psicoterapeuta e il formatore. Punto a lavorare 4 giorni a settimana (a chi non piacerebbe?!), ma alla fine, se considero la scrittura un lavoro, bé… lavoro come tutti. Cassonetti è il mio primo romanzo ma non il mio primo libro pubblicato. Ho scritto cose più “tecniche”: 3 guide sulla ricerca del lavoro, l’ultima uscita a gennaio 2012 per Il Sole 24 Ore dal titolo Trova il tuo lavoro.

2) Ora passiamo a qualche domanda sul tuo libro. Come mai un titolo così particolare come “Cassonetti”?
Il romanzo è suddiviso in 5 parti, ognuna delle quali racconta 3 giornate della vita dei protagonisti a distanza esatta di un anno l’una dall’altra. La particolarità del romanzo è che il tempo in realtà non scorre in modo lineare, ma le vicende narrate nelle diverse parti si sovrappongono, portando i personaggi a incontrare se stessi, senza riconoscersi, mentre compiono delle azioni che verranno raccontate più avanti. In questi incastri c’è un episodio che unisce tutte e cinque le parti: Peter e Davide di ritorno dall’osteria, in piena notte, spostano dei cassonetti in mezzo alla strada per bloccarne il passaggio, e si nascondono per osservare cosa succede. Intorno a quei cassonetti passeranno dei personaggi che compiono delle azioni. Be’, quei personaggi sono loro stessi, e questa scena verrà raccontata in tutte le altri parti del romanzo ma nei panni di chi quei cassonetti li trova in mezzo alla strada.  

3) Nonostante il romanzo racconti le vicende di quattro ragazzi, Peter è sicuramente il protagonista principale. È un personaggio che nasce dalla tua fantasia oppure c’è anche un po’ di te in questo ragazzo?
Direi che c’è molto di me. Cassonetti nasce dal mio diario universitario. Finita l’università ho sentito il bisogno di cristallizzare le vicende, le sensazioni e le riflessioni di questo periodo significativo della mia vita. Non avevo intenzione di scrivere un romanzo, poi invece la scrittura ha preso una piega non prevista, ed è stato naturale trasformarlo in un racconto di fantasia.


4) Ti sei ispirato a qualcosa o a qualcuno per raccontare questa storia?
Come ho già detto, la fonte di ispirazione è stata la mia vita universitaria da studente fuori sede. I personaggi della storia sono caricature dei miei compagni di studio e molti degli episodi narrati li ho vissuti in prima persona o mi sono stati raccontati. Mentre scrivi però tutto si trasforma, e alla fine del libro non sai più bene quello che è realmente accaduto da quello che è pura opera di fantasia.

5) Come mai hai scelto di narrare gli eventi in “disordine” e non in modo lineare?
É stato un gioco narrativo ispirato da un episodio che mi è accaduto: ho incontrato un mio sosia a Praga. In una birreria, c’era un tipo che sembrava il mio clone e ho provato un forte senso di disagio e di imbarazzo. Questo episodio mi ha fatto fantasticare che quel ragazzo non fosse un’altra persona, ma io stesso che magari in un momento della vita precedente aveva fatto una scelta alternativa, e si ritrovava ora a vivere un’esistenza parallela a Praga. Un po’ come nel film Sliding doors, per intenderci. Da questa idea si è sviluppata tutta la costruzione della trama, dove ogni cosa non succede per caso, e soprattutto dove le nostre azioni hanno una ripercussione, prima o poi, sulla nostra stessa esistenza.

6) Tra Peter, Davide, Matteo e Diego qual è il personaggio che ti piace di più, che ti sta più simpatico?
I quattro personaggi sono molto diversi gli uni dagli altri. Sono affezionato un po’ a tutti, e per ragioni diverse. Quello che mi sta più simpatico comunque è Diego, la macchietta del gruppo, che viene sempre preso in giro. Ma nonostante questo è l’unico che davvero si impegna socialmente per cambiare il mondo, e questo è un grande merito.

7) Come ti immagini i tuoi personaggi “da grandi”?
Bella domanda. Li immagino tutti inseriti nella società, ma con valori e vicende di vita diverse. Magari diventa il tema del prossimo romanzo…

8) E’ vero che “Cassonetti” ha dovuto aspettare ben dieci anni prima di vedere la pubblicazione? Perché, che cosa è successo?
Più di dieci anni fa ho spedito la prima stesura di Cassonetti alle grandi case editrici, e a parte una lusinghiera lettera dall’Einaudi, che mi comunicava che sebbene non ci fossero sufficienti elementi per la pubblicazione si notava un talento genuino che aveva bisogno di affinare i propri mezzi, ho ricevuto solo lettere di rifiuto. Ho riposto quindi Cassonetti nel cassetto, e preso dalle altre cose della vita me ne sono dimenticato, fino a quando qualche anno fa, nel farlo leggere a un’amica, lei, entusiasta, mi ha spinto a rimetterci mano. Ho rifatto l’editing e ho cercato le piccole case editrici, di nicchia, che pubblicano e promuovono esordienti, e questa volta è andata bene.

9) Qual è il tuo libro e autore/autrice preferito?
Come ho scritto in un post nel mio blog Sogni nei Cass(on)etti, non è facile rispondere. Leggo di tutto, dai classici ai contemporanei. Se dovessi scegliere due autori contemporanei farei il nome di Chuck Palahniuk e Cormac McCarthy
Ma tra i miei romanzi preferiti inserisco senza dubbio due classici: I fratelli Karamazov e Guerra e Pace.

10) Mi puoi elencare tre condizioni ideali ed essenziali per te per poter scrivere?
Silenzio, una mattinata completamente libera da impegni e il portatile. 
Una volta preferivo scrivere la sera, dopocena. Ora, forse per l’età, preferisco di giorno, con la luce del sole.

11) Stai pensando di scrivere il tuo secondo romanzo?
Diciamo che sto pensando di scrivere il terzo romanzo. 
Il secondo è già finito. Ma preferisco non parlarne ancora, e soprattutto non dover attendere 10 anni!

12) Bene, siamo arrivati all’ultima domanda! Ti va di lasciare un consiglio per gli aspiranti scrittori?
Sì. Prima di tutto di mettere tanto in discussione la propria scrittura. 
Purtroppo (e per fortuna) ci si innamora di quello che si scrive, e ciò porta inevitabilmente a sovrastimare le proprie capacità. 
Bisogna adottare un atteggiamento umile e aperto alle critiche. Lavorare sul testo a lungo, facendosi aiutare da lettori competenti senza peli sulla lingua. Non aver paura di tagliare, limare e gettare nel cestino intere pagine. Questo è l’unico modo per migliorare ciò che si scrive. 
Terminata la fase di editing, solo allora si è pronti per proporre il proprio manoscritto agli editori. In questo caso suggerirei di fare una scelta oculata, di scegliere gli editori in linea con quello che si è scritto, e scovare quelli piccoli e indipendenti che fanno un gran lavoro di scouting. Eviterei gli editori che richiedono un contributo economico; hanno poco interesse a promuovere gli scrittori in quanto non hanno alcun rischio di impresa, e nel mondo editoriale, tra gli addetti ai lavori, riscuotono una bassa considerazione. Poi naturalmente ognuno è libero di scegliere. Se si crede totalmente nel proprio romanzo, e non si trovano altre strade, rimane sempre un’alternativa percorribile.

Grazie Gianluca per essere stato ospite nella mia Locanda e per questa bella chiacchierata!
In bocca al lupo per tutti i tuoi futuri progetti!

2 commenti:

 

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